Un' intensa ricerca nella sfera erotica e ieratica nel femminino.
Due contenuti che si uniscono per celebrare la sacralità e il diritto al piacere.
Le corde avviluppano i corpi voluttuosi tessendo trame decorative, annodando, come conferme di un ricercato desiderio di eros, promesse e bisogni di legami, di piacere e di sentire oltre il sacro.
La Dea Madre mediterranea incontra l’arte della legatura giapponese, lo Shibari, dapprima antica tecnica contenitiva di prigionia, diventa nel tempo un gioco di seduzione.Il tema predominante è la donna in quanto femmina, con tutti i suoi tabu, le sue rinunce, le sue relegazioni, il suo dovere.
Le forme voluttuose di questi corpi senza testa, sono considerate nel valore oggettivo in quanto brocche, vasi, contenitori di vita, gestanti di novità materiali e mai emotive, personali, sentimentali allo stregua delle figure di Dea Madre che vogliono rappresentare unicamente l’aspetto sacro dato dalla fertilità, dalla procreazione, dal potere insito nell’anatomia femminile capace di generare e nutrire altra vita.
Dov’è l’Eros nel dovere atavico attribuito al corpo femminile? dove sono i sentimenti, le emozioni, l’amore, i legami…? Con l’antica arte della legatura giapponese dello Shibari, si aggiunge l’elemento che denota l’aspetto dell’eros, la devozione al suo uomo per pura volontà come atto di amore; una “schiavitù” scelta, consapevole, che sostiene il suo diritto al piacere, un legame saldo, una ponderata forma di appartenenza, una promessa indissolubile.
Collezione intera esposta per la prima vola a Cagliari, Settembre 2017, presso il Lazzaretto in Occasione del Festival della cultura Giapponese.
In seguito al May Mask a Cagliari dal 16 al 24 Novmbre 2017.
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